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Testamento biologico

Testamento biologico

Qualche anno fa sull’onda del caso di Eluana Englaro, ci fu un forte dibattito sul c.d. testamento biologico.

In cosa consiste il c.d. testamento biologico?

E’ una dichiarazione resa avanti al notaio nella quale una persona delega altra persona a farsi portatrice presso i medici del suo pensiero sul trattamento sanitario di fine vita in presenza di determinati fatti ed eventi che la potrebbero rendere incapace.
Ad esempio, a causa di una malattia o di un incidente che rendono il soggetto incapace di intendere e di volere, o incapace di esprimersi perchè in coma, in stato vegetativo, lo staff medico dovrebbe tener conto delle manifestazioni di volontà espresse dal malato in una “dichiarazione di fine vita” o in un “testamento biologico” sul tipo di

trattamento sanitario, sul rifiuto dell’accanimento terapeutico, sulle “cure invasive” o palliativa, ecc…

Sia chiaro che la persona di fiducia nominata non ha il compito di “staccare la spina“, ma piuttosto di riferire ai medici che il soggetto interessato avere espresso la volontà di non essere oggetto di accanimento terapeutico o di cure necessarie qualora si fossero verificati differenti eventi migliorativi.

E’ un atto molto difficile, impegnativo e di non facile poi attuazione, che richiede nel momento della stesura, un profondo senso di responsabilità, di informazione, di fiducia nella persona nominata.

In Parlamento giacciono da tempo varie proposte di legge in detta materia ma fin’ora nessuno, ha definitivamente visto la luce.

Nel frattempo i Comuni si sono “attrezzati”: il Comune di Pordenone, per i suoi cittadini, ha stipulato con i notai del locale distretto notarile una convenzione per agevolare tali dichiarazioni chiamate DAT (Dichiarazione Anticipata di Trattamento) da annotarsi presso un apposito registro Comunale.

Questo episodio dimostra come i cittadini sono più “pratici” e più “veloci” del legislatore nel risolvere le problematiche.